Content Curation vs Content Creation: una sfida all’ultimo post

Content Curation vs Content Creation: una sfida all’ultimo post

Oggi parliamo di Content Curation e Content Creation! Sono spesso usati come sinonimi ma nella pratica professionale sono molto diversi; adiamo a scoprire in modo semplice e rapido quali sono le differenze tra i due.

 

 

Chi è e di cosa si occupa il content manager?

Un passo indietro, anzitutto inquadriamo il content management che è la disciplina che si occupa dello sviluppo e della gestione dei contenuti presenti all’interno di un sito web, blog o social network (in parte anche off line a dire il vero verissimo…).

In particolare, il content manager si occupa di creare contenuti che siano rilevanti e di impatto per il suo pubblico; questa figura sempre più nota, non solo deve essere in grado di sviluppare contenuti di buona qualità, ma deve anche essere in grado di farli arrivare al pubblico in modo chiaro, interessante ed accattivante.

Per fare ciò, fa ricorso a due diversi approcci: content creation o content curation.

 

Content curation: da dove si parte!?

E’ diventata ormai una consuetudine leggere articoli online, di ogni natura e tipologia … appaiono un po’ ovunque, sia sui social che tramite semplici notifiche o proposti dai maggiori motori di ricerca (come ad esempio Google).

Ma qual è la sfida e il punto di partenza per chi li scrive?

Semplice (solo a dirsi!)…tenere alta l’attenzione del lettore!

Infatti, sempre di più al diogno d’oggi, per ciascuno di noi è complesso mantenere costante l’attenzione, per via dei continui stimoli esterni da cui siamo bombardati tutto il giorno o semplicemente perché si perde l’interesse per ciò che si sta leggendo.

E’ proprio qui che entra in gioco il ruolo e l’abilità del content curator, figura che si occupa di elaborare contenuti già esistenti, evidenziandone i punti più importanti per inserirli poi nel proprio articolo. Il suo compito è dunque quello di restituire al proprio pubblico un contenuto (o un mix di essi) già presente online/in rete, filtrandolo o rielaborandolo secondo il proprio stile o chiave di lettura e/o integrandolo con contenuti aggiuntivi che approfondiscono le informazioni prese in analisi, aggiungendo anche eventuali link che approfondiscano i dati e le informazioni inerenti agli argomenti dell’articolo.

 

Vediamo nello specifico di cosa si occupa il content curator:

  • monitorare i contenuti che vengono costantemente pubblicati nel proprio ambito di interesse, sia sul web che sui social;
  • selezionare i contenuti relativi alla nicchia (o a un più ampio target) che si vuol raggiungere;
  • rielaborare gli elementi selezionati e adattarli al proprio pubblico;
  • tradurre e semplificare contenuti disponibili in lingue straniere in modo che siano accessibili al proprio pubblico.

 

Content creation

Sembrerebbe che tutto quello che abbiamo elencato prima esaurisca i compiti in merito alla gestione del content! Invece no! C’è un altro approccio che molto spesso si dimostra vincente per parecchi professionisti del web: la creazione ex novo del contenuto! Chi se ne occupa, è il content creator che ha l’arduo compito di generare contenuti innovativi e originali.

Per portare a termine la propria “missione” deve avere chiaro il proprio destinatario (il pubblico al quale vuole rivolgersi) e quali sono le aspettative del proprio target in merito ai contenuti.

Quali sono i principali “trucchi e tips” di cui si avvale un bravo content creator? Quindi quali sono i mezzi che utilizza per riuscire a creare un post che raggiunga il lettore in modo facile e veloce, cercando di catturare la sua attenzione?

Ancora prima però, può essere utile, fare un piccolo distinguo e chiarire il concetto di ‘influencer marketing’. Con questo termine ci si riferisce ad un insieme di attività (shooting, cortometraggi o reel ecc.) che prevedono il coinvolgimento di un testimonial, un social reviewer o un blogger che possano testare, comprovare e poi comunicare la validità e l’efficacia di un prodotto, di un brand o di un servizio. Alcuni marketer però considerano questa figura ormai superata, segnando così l’inizio di una nuova era,  toh…. proprio quella del content creator!

 

Torniamo a noi, le tecniche di base per un buon post per la content creation:

  • chiarire chi si vuole raggiungere, questo ci permetterà di capire quale tone of voice (TOV) utilizzare. Il TOV è molto importante, per esempio, le parole che utilizza una “beauty guru” per scrivere nel proprio blog saranno completamente diverse dalle espressioni utilizzate da un medico per un articolo scientifico. Sapersi adattare al proprio pubblico è fondamentale!! Per ulteriori informazioni sul TOV cliccate sul link e leggete il nostro articolo;
  • scegliere dove pubblicare/distribuire il proprio post è fondamentale, questa scelta condizionerà lo stile del proprio “content”. Come fare a capire come scrivere un post su un blog o su un social? E’ fondamentale avere un Tone of Voice vario, Instagram e Facebook, ad esempio, sono due social completamente diversi e di conseguenza probabilmente avranno utenti che ricercano contenuti differenti;
  • decidere se il post conterrà foto, video o entrambi. È importante gestire al meglio il posizionamento delle art (la parte visuale del proprio content), l’attenzione del proprio pubblico verso i post cambierà notevolmente anche solo in funzione delle immagini scelte e del loro posizionamento;
  • cercare di creare delle aspettative nei lettori e pian piano fidelizzarli, offrire qualcosa che non troverebbero altrove aumenterà le possibilità di emergere in un mercato sempre più competitivo… avere uno stile originale ed “unico” potrebbe essere la chiave di volta;
  • creare una storia… (il sempre più citato storytelling) cercare di sensibilizzare il proprio target attraverso alcune iniziative, come la creazione di un personaggio, reale o astratto che sia, aiuterà il lettore a ricordarsi della propria/o pagina/prodotto/brand/servizio!
  • coerenza, coerenza, coerenza…. non dimenticare infine di mantenere continuità con la propria identità!

La content creation ha strategie ben diverse in funzione del pubblico a cui è rivolta…

Il TOV che chiaramente dipende dalla nostra corporate identity o comunque dal nostro brand… poi rimane uguale per tutti i destinatari?

In realtà, la risposta è NO! Ci sono diverse ricorrenze che caratterizzano la Generazione Z, i Millennials, Generazione X, i Baby Boomer e la Silent Generation che finiscono per impattare fortemente sul tono di voce che andremo ad utilizzare.

Scorriamole per iniziare a pensare come il nostro articolo, post o copy parli veramente al pubblico che ci siamo prefissati di raggiungere. Se intendiamo coinvolgere i Baby Boomer (in sintesi, i nati successivamente al secondo conflitto mondiale) non potremo mai rivolgerci a loro nella stessa maniera in cui vorremo attrarre l’attenzione dei membri della Gen Z (in sintesi, sono coloro che oggi hanno circa 20/22 anni): dovremo inevitabilmente cambiare il ritmo, la struttura, le sfumature e i termini del nostro comunicare.

 

Approfondiremo questi cluster in un articolo ad hoc ma intanto, passiamo ad una velocissima carrellata tra le diverse generazioni:

The silent generation: è la prima generazione identificata nei più recenti studi di marketing. Si riferisce alle persone nate fra il 1926 e il 1945 quindi coloro che hanno vissuto appieno la seconda guerra mondiale. Questo nome allude al fatto che i membri di questa generazione siano stati cresciuti ed istruiti per essere visti ma non ascoltati. Chi ne fa parte era cresciuto con la paura che parlare in pubblico fosse pericoloso per la propria incolumità. Le caratteristiche principali che si attribuiscono più spesso a questo gruppo sono la disciplina, la lealtà e spesso uno scarso interesse nella comunicazione digitale.

 

Baby Boomers: sono così chiamati per via dell’enorme aumento (boom) delle nascite dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il gruppo comprende coloro nati dal 1946 e finisce con le persone nate nel 1964, data in cui il tasso di natalità scende nuovamente. Cosa si riconosce a costoro? L’essere compiti, autosufficienti e – spesso – parecchio competitivi.

 

Generation X: sono quell’insieme generazionale nato fra il 1966 e il 1980; sono cresciuti in un periodo storico in cui la tecnologia avanzava in fretta, ma non era fruibile o alla portata di tutti come lo è oggi. Anche qui, si generalizza ricorrendo a queste caratteristiche: intraprendenza, coerenza e risolutezza.

 

Generation Y (Millennials): questo è sicuramente il gruppo attualmente più discusso e di cui avrete certamente sentito parlare di più. Non è del tutto certo dove inizi questa generazione, ma approssimativamente si riferisce alle persone nate fra il 1980 e il 1995.

I millennials sono spesso descritti come ‘pigri’ dai media oltre che come ‘coloro che spendono tutti i soldi in hamburger e patatine piuttosto che risparmiarli per una casa’. Di contro, indubbiamente, sono anche la prima vera generazione nativa digitale. Vengono dipinti come estremamente autosufficienti (in quanto non devono per forza consultare altre persone per risolvere i propri problemi ma possono semplicemente rivolgersi ad internet), piuttosto sicuri di se stessi, curiosi e problem solver.

 

Generation Z: anche qui c’è un po’ di incertezza rispetto a quando inizi precisamente la Gen Z, alcuni studi riferiscono le due date più papabili ovvero 1996, 1997 oppure 2000, ma a prescindere da quando siano nati i protagonisti di questo gruppo possiamo sicuramente affermare che siano molto giovani e non hanno mai conosciuto una realtà priva di tecnologia. Vengono descritti come ambiziosi, audaci, sicuramente capaci in ambito tecnologico e digitale quanto più spiazzati e maldestri nel mondo analogico.

 

Content management come adattare il nostro tone of voice

 

Va detto che, per quanto possano essere utili o ricorrenti queste classificazioni  generazionali, l’errore statistico o “l’eccezione che conferma la regola” è sempre in agguato. Abbracciando anche ampie teorie relativistiche o postmoderne che sempre di più caratterizzano il marketing qualitativo, ogni soggetto, oggi come non mai, è sempre più regista di sè stesso, delle proprie azioni e delle proprie scelte quindi inadatto ad essere classificato o predefinito.

Tutto ciò basta per raggiungere i propri interlocutori?!? Probabilmente no… dovremo anche essere “trovabili” e in questo ci viene in aiuto la SEO, vi ricordate? Ne avevamo parlato nel nostro post sulla Search Engine Optmization e il funzionamento dell’algoritmo di Google.

Il nostro articolo termina qui, l’analisi non di certo! Noi di Digitalizzami speriamo di avervi introdotto in un modo semplice e conciso concetti come Content Curation e Content Creation! Cercate queste parole on line troverete mille video e tutorial di approfondimento! Il must rimane sempre quello… leggere, approfondire, spulciare, confrontare!

 

 

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